Le Politiche della Cisl
La Cisl ha sempre interpretato l’autonomia come capacità di elaborare politiche proprie rispondenti ai mutamenti e alle domande del mondo del lavoro e della società.
Questa capacità si è consolidata grazie a un costante esercizio di riflessione libera da influenze ideologiche e da pressioni partitiche, all’impegno di formazione delle risorse umane e dei gruppi dirigenti, al collegamento con i movimenti associativi e culturali di area sia cattolica che laica.
Il contributo che la Cisl ha dato all’evoluzione del sindacalismo italiano e all’avanzamento dei lavoratori nella vita sociale e politica del paese è stato originale e talvolta in anticipo con i tempi. Così negli anni Cinquanta la Cisl ha aperto la strada alla contrattazione articolata e alla presenza sindacale nei luoghi di lavoro, e negli anni Ottanta ha imperniato la sua azione di difesa del salario e del lavoro sulla lotta all’inflazione e sulla revisione della scala mobile.

Concertazione e partecipazione
La tutela della condizioni materiali e civili dei lavoratori si lega ogni giorno di più a scelte di politica economica che garantiscano progresso e coesione sociale, innovazione e consenso democratico.
La Cisl considera decisiva la politica dei redditi; una politica cioè che promuova il risanamento e lo sviluppo del paese mediante una ripartizione equa dei costi e dei benefici fra i lavoratori e gli altri ceti o fra le diverse aree del territorio nazionale.
La strategia più utile a questo fine è la concertazione fra governo e parti sociali, inaugurata con l’Accordo del 23 luglio 1993. Essa ha consentito di superare un periodo di grave crisi e ha favorito i rinnovi contrattuali, l’abbattimento dell’inflazione, la ripresa produttiva, l’avvicinamento al traguardo europeo.
Ad essa si devono: contratti nazionali collettivi di lavoro in cui l’incremento dei salari è basato sul tasso d’inflazione programmata e sul recupero in tempi certi della differenza fra questa e l’inflazione reale; un modello di relazioni sindacali con due livelli contrattuali (nazionale e decentrato) e nuove forme di rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro (Rsu).
Fondamentale è per la Cisl che si realizzi una partecipazione più diretta e incisiva dei lavoratori ai destini delle imprese. Con norme contrattuali e legislative vanno sostenuti il loro inserimento negli organi societari di gestione e di controllo e il loro concorso alla formazione del capitale di rischio, attraverso l’azionariato diffuso.

Lavoro, Mezzogiorno e riduzione d’orario
Il lavoro non va di pari passo con lo sviluppo. I processi produttivi tendono anzi a fare a meno dell’apporto dell’uomo e ricorrere all’informatica e alle macchine. In Italia la disoccupazione si mantiene alta ed è segnata dal divario profondo che separa le aree ricche del Nord da quelle in grave ritardo di buona parte del Sud. Per dare impulso al lavoro occorre agire su molte leve con interventi coordinati.
Essenziale è la riforma dell’istruzione e della formazione professionale, con l’elevamento dell’obbligo scolastico, il riordino degli indirizzi e dei corsi di studio, la diversificazione dei titoli di diploma e di laurea.
Da incoraggiare sono gli investimenti in settori come i servizi alla persona, l’ambiente, i beni culturali, l’uso del tempo libero, l’imprenditorialità giovanile, la cooperazione, il non profit.
Nelle zone del Mezzogiorno dove manca, il lavoro va creato con agevolazioni creditizie, fiscali e contrattuali, opere infrastrutturali (viabilità, telecomunicazioni, reti di ricerca e di assistenza tecnica), bonifiche ambientali contro il rischio della criminalità.
Ulteriori misure riguardano: il riassetto del mercato del lavoro e dei servizi per l’impiego, che devono essere più agili e collegarsi al territorio; la regolamentazione del lavoro a termine, parziale, interinale; la flessibilità contrattata dell’organizzazione e del tempo di lavoro; l’emersione del lavoro nero e irregolare; gli incentivi all’ingresso al lavoro dei giovani e delle donne; gli strumenti di sostegno alla mobilità, alla riqualificazione e al reinserimento.
Un obiettivo ormai maturo per allargare le occasioni di lavoro è la riduzione del lavoro settimanale pro capite a 35 ore.
Una meta non lontana è quella delle 30 ore settimanali medie.

Il nuovo Stato sociale e la famiglia
Il lavoro è anche alla radice della riforma dello Stato sociale. Questa è resa urgente dalla crisi finanziaria che ha colpito la previdenza, l’assistenza, la sanità e che rende precaria la salvaguardia dei diritti di cittadinanza fondamentali quali la salute, la pensione, il reddito minimo vitale, l’accesso all’istruzione e all’impiego.
L’innalzamento della durata della vita, l’aumento del numero dei pensionati rispetto agli attivi, la richiesta crescente di servizi sociali più funzionali sono tra le cause dell’espansione della spesa sociale e della difficoltà di far fronte ad essa. Non si può pensare di rimediare aggravando ancora il deficit di bilancio e il carico fiscale a danno dei lavoratori e dei percettori di reddito fisso.
Si tratta allora di controllare meglio la spesa, eliminando sprechi e privilegi: va assicurata la pari opportunità per tutti i cittadini nell’erogazione dei servizi sociali e delle pensioni, chiamando chi gode di redditi più elevati a sostenere quote della spesa. Si tratta anche di alimentare le fonti di finanziamento, dando luogo alla previdenza complementare collettiva e puntando sulla promozione del lavoro per i giovani. Alla base dello Stato sociale è infatti il patto di solidarietà fra le generazioni: tra chi oggi ha un lavoro, chi ne ha beneficiato in passato, chi ne avrà uno in futuro.
Nello Stato sociale la famiglia gioca un ruolo primario. Il livello complessivo del reddito familiare deve diventare il metro per identificare le condizioni di disagio reale. La famiglia va aiutata nei suoi compiti di riproduzione, cura e educazione con una politica per la casa, provvedimenti fiscali, sanitari, assistenziali, una diversa organizzazione dei servizi e dei tempi di lavoro. Occorrono l’impegno diretto degli enti locali e specifiche proposte contrattuali.

Le riforme istituzionali
La Cisl condivide la spinta al cambiamento politico che la società italiana ha espresso in questi anni. Ha guardato con soddisfazione al passaggio verso una democrazia dell’alternanza, sancita dalla legge elettorale maggioritaria del 1993 e dalla precedente caduta del blocco comunista internazionale.
Regole certe sul ricambio delle forze politiche alla guida del paese, sui poteri della maggioranza cui spetta di governare e su quelli dell’opposizione cui competono funzioni di controllo sono fondamentali per costruire un sistema politico forte dell’adesione e della verifica continua dei cittadini. Il cammino intrapreso in questo senso è da completare, ponendo mano a riforme istituzionali che modifichino la forma di Stato e quella di governo.
La Cisl sostiene il superamento del centralismo statale e l’instaurazione di un federalismo solidale che si ispiri ai principi dell’autogoverno delle comunità locali, della responsabilità diretta degli eletti e degli elettori, dell’autonomia legislativa e fiscale, dell’impiego efficace e trasparente delle risorse pubbliche, dell’equilibrio e della cooperazione fra le Regioni.
La Cisl è anche favorevole al potenziamento del ruolo e dei poteri dell’esecutivo, a una forma di governo che dia autorità e legittimazione al Primo ministro e si avvalga di una forte e stabile maggioranza parlamentare. è per un Parlamento sovrano, ridotto di numero e non dominato dal peso degli apparati di partito e dei gruppi di pressione corporativa. In questo senso, auspica un’evoluzione più decisa del sistema politico verso il bipolarismo.
Dalle riforme istituzionali è lecito attendersi anche un riconoscimento pieno del sindacato, degli altri soggetti sociali e degli interessi che essi rappresentano.
Gli obiettivi di equità, di solidarietà, di compartecipazione responsabile, di regolazione positiva dei conflitti sociali perseguiti dalla concertazione possono e debbono trovare accoglimento adeguato all’interno di una revisione della Carta costituzionale o di un’apposita legislazione.

Il modello associativo e l’unità sindacale
La Cisl sollecita la costituzione di un nuovo soggetto unitario che raccolga e rilanci l’esperienza del sindacalismo confederale democratico.
L’unità sindacale è necessaria per estendere la presenza nel mondo del lavoro tradizionale, per fare spazio ai giovani e alle nuove forme di lavoro, per aggregare i disoccupati, gli immigrati e gli altri soggetti marginali, per sostenere con maggiore coerenza ed efficacia la politica di concertazione, per dare più forza alla rappresentanza dei lavoratori organizzati dentro le imprese.
Lo statuto del sindacato unitario dovrà fissare nei tempi più brevi valori istitutivi e regole di convivenza che ne convalidino la natura di libera associazione, autonoma, democratica, pluralista, che trae dall’adesione degli iscritti la sua ragion d’essere e il mandato a definire programmi, a elaborare piattaforme, a firmare contratti.
Interventi legislativi sulla rappresentanza e la rappresentatività del sindacato sono in questo contesto ammissibili, alla luce anche della formazione delle Rsu.
Il sindacato dovrà continuare a stabilire in piena autonomia le modalità delle sue decisioni. La sua rappresentatività dovrà essere misurata sulla consistenza degli iscritti, il suo ruolo non potrà essere assorbito o sostituito da quello di organi di rappres align entanza che non abbiano gli iscritti come riferimento.
La Cisl intende essere fedele al modello di confederazione di categorie: queste rimangono il veicolo privilegiato dell’associazionismo, i titolari della contrattazione, i soggetti dell’identità collettiva. La Cisl trova nei luoghi di lavoro e nei territori il proprio radicamento, le occasioni di partecipazione diffusa, le verifiche alle sue proposte. Rimane massima perciò l’attenzione alla sua presenza organizzata in tutte le realtà lavorative.

Com’è organizzata la Cisl
La Cisl è una confederazione di sindacati che ha una duplice struttura organizzativa articolata su vari livelli territoriali.Da una parte ci sono le strutture di categoria (chiamate anche strutture “verticali”), che organizzano i lavoratori addetti a produzioni simili (ad esempio chimici, metalmeccanici, bancari, trasporti, enti locali); dall’altra una struttura organizzativa intercategoriale (confederazione o struttura “orizzontale”) a cui sono affiliate tutte le categorie. I livelli territoriali in cui sono articolate le strutture organizzative sono quattro.

Il luogo di lavoro
Questo ambito è la base di tutta la struttura organizzativa.
Il sindacato è presente nei luoghi di lavoro con le Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) in gran parte (due terzi) elette direttamente dai lavoratori ed in parte (un terzo) da esponenti designati dalle organizzazioni sindacali che stipulano i contratti collettivi di lavoro, secondo regole democratiche concordate tra sindacati dei lavoratori e associazioni imprenditoriali.
Le Rsu sono titolari dei diritti sindacali relativi alla gestione dei permessi sindacali, delle assemblee dei lavoratori, delle affissioni, dei rapporti con la controparte aziendale.
Le Rsu sono inoltre titolari della contrattazione aziendale, con il concorso ed il sostegno dei sindacati di categoria, secondo le modalità definite dal contratto collettivo nazionale di lavoro.
è volontà della Cisl che vengano costituite, oltre le Rsu, le Sas (Sezioni aziendali sindacali) che devono rappresentare la Cisl in tutti i luoghi di lavoro e svolgere la funzione di primo momento aggregativo e di visibilità associativa dell’essere Cisl.

Il comprensorio
Il comprensorio raccoglie i lavoratori che svolgono la loro attività in un territorio ben delimitato geograficamente da alcune caratteristiche: amministrative, produttive, economiche, sociali. Il livello comprensoriale è la base della struttura orizzontale del sindacato. Ogni comprensorio, o Unione sindacale territoriale (Ust), raccoglie le organizzazioni di categoria presenti nel territorio di competenza. Il comprensorio può essere suddiviso in Unioni zonali ed in Unioni comunali, secondo criteri di decentramento basato su caratteristiche amministrative e sociali omogenee.

La regione
Il livello regionale raccoglie tutti i comprensori situati nella stessa regione geografica. Anche in questo ambito ogni struttura regionale, o Unione sindacale regionale (Usr), raccoglie i sindacati di categoria presenti nella regione.
Il livello nazionale
Questo livello raccoglie tutte le organizzazioni regionali. La Confederazione nazionale raccoglie al suo interno tutte le Federazioni nazionali di categoria.
Ad ogni livello sono presenti organismi decisionali, responsabili delle scelte dell’organizzazione in quel livello specifico, sempre restando nell’ambito delle decisioni prese dal Congresso. Esistono organismi distinti per le strutture orizzontali.
Gli organismi vengono eletti di norma ogni quattro anni dai congressi, che si tengono ai vari livelli organizzativi, seguendo due criteri:
a. dal luogo di lavoro al livello nazionale di ogni categoria;
b. dal verticale all’orizzontale, cioè dalle Federazioni di categoria alla Confederazione.
I congressi consentono, attraverso regole democratiche, la partecipazione di ogni lavoratore iscritto alla formazione delle scelte politiche dell’organizzazione e all’elezione dei componenti degli organismi che dovranno garantire l’attuazione di tali scelte. Le regole formali per l’elezione degli organismi e per il loro funzionamento sono fissate dallo Statuto confederale, che può essere definito la “carta costituzionale” della Cisl.
Lo Statuto può essere modificato solo dal Congresso, massimo organo di decisione ed espressione della Cisl.

L’autoriforma dopo il XIII Congresso
L’autoriforma dopo il XIII CongressoLa Cisl riconferma il suo modello organizzativo di Confederazione di categorie che rimangono le strutture che meglio rispondono alle esigenze di tutela dei lavoratori e delle lavoratrici dipendenti. Ma per mantenere alta la loro ricchezza di rappresentanza delle diverse articolazioni professionali è necessario assicurare a queste strutture altrettanta vitalità ed efficacia a tutti i livelli.
Quest’esigenza, a fianco della necessità di realizzare processi di razionalizzazione nell’uso sia delle risorse umane che finanziarie, sta traducendosi nei processi di accorpamento che sono stati già avviati e che al Congresso hanno visto ridursi il numero delle categorie da 21 a 16. C’è ancora molto da fare, soprattutto nell’area dei servizi, dell’industria e nel settore del terziario, ancora aggregato in diverse categorie.Il XIII Congresso della Cisl ha ribadito inoltre la decisione di rafforzare la presenza delle categorie sul territorio, in raccordo con le Usr (Unioni sindacali regionali) e le Ust (Unioni sindacali territoriali), riconoscendo a quest’ultime i compiti di ruolo, di sintesi, di raccordo e di identità, condizioni imprescindibili per la tenuta e lo sviluppo del proselitismo.Il progetto di autoriforma avviato col Congresso del 1994 vede ora realizzare, progressivamente, un decentramento dei poteri e delle funzioni, a partire dalla ridistribuzione delle risorse, in una logica che prefigura un modello organizzativo tipo regionalistico laddove le Usr e le Ust assumeranno sempre più funzioni strategiche e non sovrapposte. In questo modo, la Cisl anticipa quel processo di decentramento che coinvolge le istituzioni, e ridefinisce le distribuzioni dei poteri politici e sociali in senso federalista. E’ così dunque che, con strutture più “snelle”, ma sicuramente più forti contrattualmente, la dimensione regionalistica della Cisl va assorbendo ruoli e compiti propri di quello confederale, accrescendo in tal modo le sue responsabilità di orientamento e di coordinamento.
È fondamentale che anche a questo livello venga sperimentata la presenza delle associazioni, che costituiscono un altro elemento di novità deciso nel corso del XIII Congresso. è infatti a livello territoriale che sicuramente riuscirà vincente la sfida alla ricomposizione dei lavori sul piano associativo e le alleanze con altri soggetti collettivi che condividono gli stessi valori della Cisl.
Da qui l’esigenza di migliorare e consolidare il livello dei servizi offerti agli iscritti, in modo da assicurare agli associati prestazioni individuali che si caratterizzino in particolare per la loro qualità.La centrale confederale a questo punto delinea sempre meglio il suo compito di promozione, supporto e coerenza per l’insieme dell’organizzazione, rafforzando il ruolo di soggetto di concertazione, di governo della politica dei redditi, di coordinamento delle politiche sociali e contrattuali, insomma di “sportello” qualificato al servizio delle strutture categoriali e territoriali.

Una svolta organizzativa: nascono le Associazioni
Il XIII Congresso della Cisl del 1997 ha operato una svolta determinante dal punto di vista organizzativo.
Pur mantenendo la sua specificità di sindacato articolato orizzontalmente e verticalmente, la Cisl si è aperta a nuove forme di aggregazione professionale: le Associazioni, intese come strutture trasversali alle categorie e alle federazioni, si propongono di riunire non solo i singoli lavoratori, ma anche altre associazioni professionali, che pur non essendo disciplinate secondo le forme istituzionali proprie del sindacato, operano in aree prevalentemente non contrattualizzate o per specificità culturali e sociali.
è un’apertura che la Cisl intende condividere con quanti (altre associazioni, movimenti o gruppi) saranno via via interessati a questo progetto e che sono legati da una comune sensibilità verso il lavoro, l’occupazione e la solidarietà.Gli aderenti alle associazioni potranno utilizzare il sistema di tutela e dei servizi offerti dalla Cisl, alla pari di tutti gli altri iscritti attraverso le categorie, con l’unica differenza che non potranno partecipare alla vita democratica interna del sindacato che rimane agli iscritti alle categorie, ma solo esprimere rappresentanze consultive negli organi.
Questo cambiamento organizzativo è stato concretizzato dalla nascita di due prime Associazioni: l’Associazione Progetto Quadri e l’Associazione dei lavoratori atipici e interinali ALAI, la prima rivolta all’area dirigenziale dei quadri e delle alte professionalità; la seconda, operante nella sfera del sociale, è promossa dalla convenzione stipulata tra la Cisl e la Compagnia delle Opere. I motivi che hanno spinto la Cisl a operare questa innovazione statutaria sono da ricercarsi nei radicali cambiamenti sociali che stanno portando ad un nuovo modo di concepire il lavoro.
Affievolita l’aspirazione al posto fisso, che ha rappresentato per decenni l’obiettivo lavorativo di intere generazioni soprattutto al Sud, si assiste adesso alla diffusione sempre più vasta di lavori atipici, cioè di quelle attività non tradizionali che non sono tutelate dal contratto collettivo nazionale. Rientrano nella categoria di lavoratori atipici: gli interinali, cioè coloro che, spesso dotati di grande professionalità, svolgono un lavoro a tempo determinato presso aziende che ne “affittano” l’utilizzo dalle agenzie interinali; i telelavoratori, quelli che lavorano da casa propria utilizzando le strumentazioni informatiche; i parasubordinati, ossia coloro a cui viene applicata per la prestazione lavorativa professionale la trattenuta del 20%, ed infine tutti quelli che svolgono lavori socialmente utili, che operano nel lavoro cooperativo, che esercitano il volontariato o agiscono nell’area del non profit.
Un esercito di lavoratori, insomma, che solo apparentemente può sembrare autonomo, ma che al pari di altri ha bisogno di tutele e di garanzie. Poiché inoltre né il mercato, né il finanziamento pubblico potranno assicurarne le garanzie di tutela, è essenziale costruire una vera e propria politica per il terzo settore – altro nome utilizzato per indicare il non profit – così da assicurargli opportuni strumenti legislativi e farlo diventare fonte di nuova occupazione, salvaguardandone la tutela sindacale e la possibilità aggregativa e di rappresentanza.
Infine nei confronti degli immigrati, l’ANOLF (Associazione nazionale oltre le frontiere), cui la Cisl ha contribuito a dar vita, rappresenta un modello vincente nell’ambito della politica associativa, per le sue caratteristiche di aggregazione, integrazione e valorizzazione umana. Si tratta di un’esperienza che, nelle intenzioni della Cisl, dovrà diffondersi capillarmente sul territorio e consolidarsi anche sul fronte della rappresentanza.

Le Federazioni di categoria della CISL

I compiti dei sindacati di categoria
Fanno parte della Confederazione le Federazioni nazionali di categoria le quali, sulla base dei rispettivi statuti, si possono articolare in sindacati di seconda affiliazione, in settori e/o comparti merceologici.
Le Federazioni nazionali di categoria sono quelle riportate nel Regolamento di attuazione.
Le Federazioni nazionali di categoria, ammesse secondo le procedure di cui al successivo articolo 5, devono ispirarsi nel loro statuto e nell’azione ai princ?pi esposti nell’articolo 2.
Spetta alle Federazioni nazionali di categoria, in uno con i sindacati di seconda affiliazione, con i settori e/o comparti merceologici, il compito di:

  1. promuovere e coordinare la costituzione e lo sviluppo dei propri organismi di base in ogni ambiente di lavoro e delle strutture sindacali ai vari livelli categoriali: sindacato territoriale (St) e Federazione sindacale regionale (Fsr) in corrispondenza – rispettivamente – delle Ust e delle Usr. Qualora le Federazioni nazionali di categoria ritenessero in relazione ad oggettive esigenze organizzative, funzionali e di rappresentanza di dotarsi di “articolazioni funzionali” non coincidenti con Ust e le Usr dovranno comunque garantire, in corrispondenza delle stesse, la disaggregazione categoriale della rappresentanza democratica, l’espressione della stessa negli organismi Ust e Usr, nonch? la corrispettiva attribuzione della titolarit? degli iscritti e dei relativi flussi contributivi;
  2. attuare, nell’ambito degli indirizzi e della programmazione confederale, iniziative intese a promuovere un’efficace formazione sindacale;
  3. procedere alla stipulazione di contratti, accordi, regolamenti e protocolli collettivi di lavoro, ai diversi livelli di competenza;
  4. presiedere all’elaborazione ed attuazione di adeguate politiche di settore nel quadro degli indirizzi confederali;
  5. esercitare tutte quelle funzioni che siano demandate alle organizzazioni di categoria in virt? di leggi, regolamenti, statuti e disposizioni degli organismi sindacali cui aderiscono, di enti o di pubblici poteri;
  6. promuovere e curare l’attuazione degli indirizzi confederali ai vari livelli dell’organizzazione e realizzare i necessari interventi verso eventuali politiche e comportamenti difformi, violazioni statutarie, inadempienze organizzative.

La Confederazione pu? altres? stabilire patti associativi con soggetti che rappresentino aggregazioni culturali e sociali, associazioni professionali ed altre esperienze sindacali che, pur non essendo disciplinati secondo le forme istituzionali proprie del sindacato, organizzano tuttavia il lavoro in aree prevalentemente non contrattualizzate o per specificit? professionali, nonch? i servizi nelle loro pi? diverse forme e manifestazioni, condividendo le finalit? e i princ?pi della Cisl.
(dall’articolo 4 dello Statuto della Cisl)

Diritti e doveri degli iscritti
L’iscrizione alla Cisl deve costituire espressione di una scelta libera ed individuale di ciascun lavoratore che di essa condivida princìpi e finalità.
Gli iscritti alla Cisl hanno diritto a partecipare all’elaborazione delle linee di politica sindacale, ad eleggere i propri rappresentanti sul luogo di lavoro ed i propri delegati alle successive istanze congressuali.
Essi hanno inoltre il diritto a ricevere tempestivamente la tessera d’iscrizione al sindacato, ad essere tutelati nei propri diritti contrattuali e ad usufruire, in modo privilegiato rispetto ai non iscritti, dei servizi dell’organizzazione.
Gli iscritti hanno diritto ad essere adeguatamente informati e coinvolti nelle decisioni che li riguardano e ad esercitare il diritto di critica nei confronti dei dirigenti sindacali, nei limiti previsti dal presente Statuto, ed in termini democraticamente e civilmente corretti.
Ogni iscritto ha il dovere di essere coerente con i valori richiamati nel presente Statuto, ad operare nell’attività sindacale in coerenza con le decisioni assunte dagli organi statutari ed a partecipare all’attività sindacale.
Ogni iscritto ha l’obbligo di pagare i contributi d’iscrizione al sindacato con le modalità e nell’ammontare definiti dalla categoria di appartenenza.
(dall’articolo 6 dello Statuto della Cisl)
Agli aderenti attraverso i patti associativi di cui all’articolo 4 sarà rilasciata la tessera preassociativa.
(dall’articolo 44 dello Statuto della Cisl)

Le Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu)
L’avvio di relazioni sindacali più caratterizzate dalla partecipazione critica alle decisioni dell’impresa che non dalla semplice rivendicazione, l’emergere di soggetti sindacali autonomi, nonché l’avviarsi nel pubblico impiego di logiche contrattuali e modalità di relazioni sindacali simili a quelle delle realtà produttive private, hanno richiesto nuove forme di risposta sindacale.
Per questo in tutti i luoghi di lavoro sono nate le Rsu.
Le Rsu sono il frutto di un accordo del 1991 fra Cgil, Cisl e Uil; alcune integrazioni vennero introdotte dal patto del 23 luglio 1993. Specificazioni applicative furono realizzate alla fine del 1993 con le varie controparti pubbliche e private (Confindustria, Intersind, Aran ecc.).Esse innovano la rappresentanza di base riproponendo, con maggiori garanzie sul piano democratico e della coerenza sindacale, la modalità già sperimentata con i consigli dei delegati.
Se nei settori privati le Rsu rafforzano la capacità sindacale di rappresentare gli interessi dei lavoratori nei luoghi di lavoro e offrono una maggiore possibilità di rapporto diretto con il sindacato e la negoziazione nazionale, nel pubblico impiego sono una vera novità, in linea però con i nuovi compiti di negoziazione prospettati dal decreto legislativo n. 29 del 1993.
Le Rsu sono costituite per due terzi da membri eletti, con il concorso di tutti i lavoratori, a scrutinio segreto tra liste concorrenti.
Il rimanente terzo viene assegnato, proporzionalmente ai voti ricevuti, a liste presentate dai sindacati firmatari dei contratti collettivi di lavoro. Le liste sono presentabili oltre che da Cgil, Cisl e Uil, dalle associazioni sindacali formalmente costituite che accettino esplicitamente il regolamento riguardante le Rsu e raccolgano, per la presentazione della loro lista, un numero di firme di lavoratori pari al 5% degli aventi diritto al voto.
Questo meccanismo elettorale garantisce sia l’espressione democratica dei lavoratori, sia il necessario raccordo con le organizzazioni sindacali che firmando i contratti nazionali pongono i presupposti alla contrattazione decentrata.
Nel settore privato le Rsu hanno la rappresentanza dei lavoratori nell’unità produttiva di riferimento; esercitano le competenze negoziali a livello aziendale sulle materie e con le modalità previste dai contratti collettivi di lavoro; usufruiscono, per preciso accordo con le controparti, di diritti sindacali stabiliti dallo Statuto dei lavoratori favorendo maggiore rappresentatività al sindacato e maggiore efficacia alla contrattazione.
A livello di pubblico impiego le Rsu rappresentano il presupposto operativo per attuare il confronto tra la dirigenza delle amministrazioni pubbliche e le strutture decentrate delle organizzazioni sindacali, previsto dal decreto 29/1993 rispetto alla contrattazione alla partecipazione ai fini dell’organizzazione del lavoro ed alle informazioni riguardanti gli ambienti di lavoro ed il personale in essi occupato.
Il potere negoziale delle Rsu non è comunque esclusivo; infatti la contrattazione decentrata, a livello aziendale e di luogo di lavoro, pur essendo di titolarità delle Rsu, deve essere condotta congiuntamente ai sindacati firmatari i contratti collettivi di lavoro, nelle compatibilità da questi previste.